Ancora problemi sotto il fronte del lavoro per il Gruppo Stellantis, gli operai non ce la fanno più. In più, emergono rivelazioni molto preoccupanti.
Negli ultimi anni, il Gruppo Stellantis ha attraversato una serie di mutamenti che hanno scosso fin nelle fondamenta la direzione di Carlos Tavares, costringendo di fatto il CEO alle dimissioni. Sotto il nuovo dirigente Antonio Filosa però al momento sembrano permanere ancora molti dei problemi legati alla vecchia gestione del colosso con sede europea, specie nel nostro paese. Al centro di tutto, le condizioni degli operai che lavorano per l’azienda.
Un futuro incerto per la produzione di vetture termiche, legato alla crisi di marchi come DS e Maserati certo, ma anche alle poche risposte certe avute dall’Unione Europea in merito alla continuazione del progetto di transizione ecologica in vista del 2035 è il principale problema per cui molti impianti come Mirafiori, Atessa e Pomigliano si trovano con lavoro ridotto. Di conseguenza, la sospensione del turno lavorativo standard per migliaia di operai e anche il licenziamento in casi estremi sono stati la logica conseguenza di questo.
Chiaro che ogni operaio licenziato o messo in cassa integrazione rappresenta una famiglia che sprofonda in una situazione di incalcolabile disagio e incertezza economica. Ma anche chi ha continuato a lavorare per l’azienda europea, con particolare attenzione ai marchi italiani del Gruppo ha affrontato qualcosa di molto difficile da tollerare come dover dire addio da un giorno all’altro a casa propria.
Se vuoi lavorare, lasci l’Italia, il progetto spaventoso di Stellantis prende vita
Se gli stabilimenti italiani di FIAT e Maserati lavorano a regime ridotto, non si può dire lo stesso per quelli esteri come, ad esempio, il polo di Kragujevac in Serbia dove i ritmi sono sostenuti e c’è grande bisogno di manodopera. Il problema è che per ovviare a questa situazione e ridurre il numero di operai lasciati senza un posto di lavoro, Stellantis ha fatto un’offerta a dir poco particolare: trasferirsi in Serbia per lavorare almeno 5 mesi nello stabilimento con un’indennità e la possibilità di portare la famiglia.

Gli operai sono furiosi, lontani dal loro paese -nwww.Tuttomaggiolino.it
Stipendio pieno ed indennità di 70 € al giorno per vitto e alloggio sembrano una proposta tutto sommato ragionevole, ma immaginate come reagireste voi se da un giorno all’altro il vostro datore di lavoro vi chiedesse di spostarvi in un paese che non conoscete, a migliaia di chilometri da casa vostra solo per non perdere il posto. Molti operai di Maserati hanno subito questo destino e, su testate come Il Corriere della Sera varie testimonianze anonime per paura di punizioni disciplinari hanno cominciato a pervenire, riguardo l’esodo forzato degli operai.
“Non è facile lavorare a 1.600 km di distanza da casa, al momento però non ci sono alternative”, la testimonianza di un operaio che ha detto di non avere avuto molta scelta, visto che con lo stipendio percepito in Italia con i ritmi di produzione ridotta, non riusciva nemmeno a mantenere la famiglia. Anche i sindacati hanno espresso “preoccupazione” e si chiedono se questa situazione sarà temporanea sul serio: “Gli operai del nostro stabilimento che sono da mesi in Serbia sono una trentina, ma a questi se ne sono aggiunti altri che nei periodi di stop produttivo sono andati lì chi per una settimana, chi per dieci giorni. Ma non si può continuare così, serve una prospettiva di crescita per il nostro stabilimento”, denuncia il portavoce della Uilm Ferdinando Giustino in merito.
La tragedia di Stellantis è iniziata - www.Tuttomaggiolino.it






